(This Is Core Music) Sono tornato indietro a riascoltarmi “High Hopes”, il precedente EP di questa band di Reading, per capire se mi fossi sbagliato nelle mie buone impressioni (QUI). Questo primo album è arrivato sull’onda di un buon entusiasmo attorno alla band inglese, per via dei buoni riscontri avuti fino a prima di entrare in studio con Russ Russell (produttore per Napalm Death ed Evile) e una buona dose di concerti. “Self Revival” non mi ha ben impressionato, pur ascoltandolo con tutta la buona attenzione possibile per capire se fossero i miei gusti ad impedirmi di valutarlo positivamente, oppure capire se fosse stata la band a proporsi in modo differente rispetto alla precedente release. Forse ho esagerato nel criticarli, visto che la produzione di Russell e la tipica pesantezza degli High Hopes alla fine si sono ben alleate esprimendo un impatto notevole. Il retroterra hardcore è sempre presente, barlumi di thrash metal anche, per quello che è quasi un metalcore molto pesante, con qualche taglio melodico e ancora una volta senza le sterili strofe o ritornelli in clean vocal che il genere a volte va ad abusarne. Con gli High Hopes si bada al sodo, su questo si riconfermano. Niente stucchi. Sembra però di sentire un dinamismo piatto, standard, non esito a scrivere che la prima metà dell’album ha qualcosa che rende tutto uguale, tutto standard. Certo, al ventesimo ascolto i riff e le ritmiche mi sono sembrati meno simili: meno, non differenti. C’è più atmosfera nella seconda metà, qualcosa di più pronunciato, di meno scontato rispetto all’insieme. Per me “Self Revival” è un album riuscito a metà. Una metà dei pezzi ha troppo in comune, mentre l’altra ha sinceramente qualcosa in più. Troppa fretta per pubblicare un album? Con quel produttore e con una band che sa essere molto pesante, tirarne fuori non sarebbe stato difficile; eppure, mi chiedo, ma erano davvero pronti?
(Alberto Vitale) Voto: 6/10