(Massacre Records) Settimo album in carriera per la band statunitense Holy Mother, autrice di lavori power metal che in questo ultimo album “Rise” denota invece un certo e inatteso stile. È qualcosa di personale, per una decina di pezzi variegati, con scelte di arrangiamento che portano il tutto fuori da schemi strettamente classici. L’ascolto palesa un album nel quale c’è un buon miscuglio di cose, di stili e variazioni, anche di arrangiamenti e sonorità, nel senso che al power sempre meno accentuato, si alternano soluzioni modern e nu metal, volendo anche qualcosa di catchy, di ruffiano insomma e quasi pop metal. Ciò non guasta perché la band si rende aperta e fruibile. A guardare l’orizzonte d’attesa che ne emerge da quella copertina, con quei caratteri del nome della band e quelli del titolo dell’album, si potrebbe pensare a uno stile musicale qualisiasi, eppure la stessa immagine quanto il suo viraggio non lasciano spazio all’immaginazione verso territori melodicamente di facile assimilazione. Chissà se “Rise” reggerà o meno al peso del tempo, ma nell’immediato è qualcosa di accattivante, capace di sintetizzare Ronnie James Dio, David Coverdale, heavy e modern metal, crossover e una straordinaria capacità di arrangiamento. Nonostante tutto, manca qualche hit, qualche pezzo che si distingua davvero dal tutto.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10