(Iron, Blood & Death Corporation) Album all’insegna della brutalità, questo “The Black Goddess Return”, ad opera dei Portoghesi Hoth. Lo stile della one man band Lusitana affonda le radici nel black/thrash metal degli anni ’80, con forti richiami ad acts quali Venom, Bathory e primissimi Sodom. I brani sono estremamente grezzi, feroci e diretti, con uno spazio molto limitato per le linee melodiche, riscontrabili di tanto in tanto in alcuni assoli, brevi, tecnicamente perfettibili ma ricchi di feeling. Le ritmiche sono piuttosto sostenute, pur non raggiungendo velocità esasperate, coniugando potenza e furia esecutiva in maniera piuttosto bilanciata. “Upon The Sacred Hill” ha un riffing dal sapore thrash metal, sul quale si stagliano vocals ruvide, selvagge e malvagie, non lontane stilisticamente da quelle dei primi Sodom. “Celebration Of Bastet” è uno dei momenti maggiormente melodici. Si tratta di uno strumentale dalle sonorità inquietanti, sorrette da arpeggio sinistro di chitarra acustica. “Shades Of Black” è caratterizzata da chitarre sulfuree di scuola Celtic Frost, molto cupe ed oscure nel feeling emanato, ed aggressive per quanto riguarda il riffing. Un album totalmente devoto alla vecchia scuola, che non propone niente che non sia stato già fatto circa un trentennio or sono, ma che accontenterà tutti gli amanti della musica estrema anni ’80.
(Matteo Piotto) Voto: 6/10