(Mordgrimm) Complesso. Un album decisamente complesso. L’ho ascoltato per una settimana intera, ignorando qualsiasi altra musica. Trovavo il lavoro vagamente banale, troppo contorto, eccessivamente ridondante, lungo e dispersivo. Questo fino a quando mi sono lasciato catturare dalla loro atmosfera opaca, cupa, fumosa. Un’opera misteriosa, mistica. Patti infernali, forze universali, regno dei morti tra gli argomenti che rendono questo solenne album di doom occulto un’autentico viaggio nei meandri più oscuri della mente e dei culti umani. Una cerimonia tetra e decadente all’insegna di un sound sporco, pesante, opprimente. Una produzione ossessiva, che devasta la psiche, che annienta la mente, che insudicia l’anima. Oltre un’ora di morte divisa in soli sei lunghissimi capitoli. Ritmi lenti, ossessivi fino alla pazzia, distorsione soffocante, organo Hammond che contribuisce a creare un’atmosfera di inquietudine e terrore. Da un lato ricordano gli Electric Wizard. Da “un altro” Black Sabbat e Black Widow. Il tutto arricchito da un feeling tetro e retro’ tipico di bands come gli Orne. Ogni canzone è un’esperienza unica, e l’intero album va preso come un unico colossale macigno, una gigantesca pietra tombale che schiaccia, sotto il suo monolitico peso, l’ascoltatore, annientando ogni collegamento con concetti come salvezza, luce e speranza. Sono in quattro, vengono dall’antica area celtica della Bretagna. Aggiungono la magia della loro terra alla decadenza del genere, ed il loro lavoro rappresenta la suprema celebrazione di quanto più mortale e distruttivo la scena doom possa offrire, creando una proposta nuova, estremamente potente ed imperdibile.
(Luca Zakk) Voto: 8/10