(Dead Beat Media) Il mercato discografico è saturo, quello metal anche di più, viste le tante sfaccettature, filoni e stili che il metal ha generato. In questo scenario c’è in giro un terrorista, uno che sovverte le regole, uno che in definitiva anziché fare un favore al mercato propone sempre nuovi prodotti, nuove release. Di conseguenza aiuta a far salire questa inflazione artistica e che ha risvolti economici evidenti… Rogga Johansson è costui e nell’anno appena trascorso ha tirato fuori album con i Paganizer, Megascavanger, Carve, Revolting, The Grotesquery e collaborazioni e chissà cosa altro ancora. Occorrerebbe un sito per stare dietro allo Svedese iper-creativo. Anzi, a mio giudizio di creativo ha ben poco, perché per quanto sia capace è comunque un musicista che spesso si muove sempre in un death metal svedese old style, ormai marchio di fabbrica. Qualche influenza hardcore, ma alla fine siamo lì. Non ci si scosta poi più di tanto e ascoltare un suo album, a prescindere dal monicker che lo presenta, è tutto sommato un’operazione semplice ormai. Forse anche prevedibile. Piace o non piace, questo sound, stile, autore. Non occorrono tanti giri. Humanity Delete è un’idea del 2003 e che in fin dei conti è Johansson al 100%, perché si legge dalle note che accompagnano la release, “Humanity Delete is Rogga Johansson (vocals, guitars, bass, drum programming, musical composition) with lyrics penned by Jill Girardi (Dead Beat Media) and guest guitar solos from Lasse Pyykkö (Hooded Menace)”. Chiaro? Rogga si è mosso da solo ha scritto lui i pezzi, lui ha cantato, suonato e organizzato il tutto. Nel rendervi conto dopo l’ascolto, posso scrivere che mi ha colpito quel “Never Ending Nightmares is paranormal, post-apocalyptic Death Metal with Grind/Punk influences that will have you sleeping with the lights on for weeks!”, sempre tratto dalle note informative. Effettivamente il retaggio hardcore è abbastanza evidente, un po’ come lo potrebbe essere negli Entombed post primi due album, ma ovviamente Rogga si mette in mostra più per un old school death metal imperante e suonato, come al solito, gli va dato atto, chiaro e salutare. La produzione mette in riga gli strumenti e niente viene perso. Certo, ai più dopo cinque pezzi sorgerà il dubbio di ascoltare sempre lo stesso brano, variato solo di poco! Humanity Delete è effettivamente un progetto apocalittico e la (blanda) matrice hardcore è perfetta per queste visioni catastrofiche, ma riducendo il discorso ai semplici pezzi, effettivamente si ha l’impressione che al di là di ogni cosa Johansson abbia lavorato di gomito. Pesantezza, sostanza, spessore, densità, ma le azioni di rifinitura forse sono ben poche. Sparato a mille, “Never Ending Nightmares” avanza con impeto e con i paraocchi. Solo “Retribution of the Polong” possiede una struttura completamente diversa dal resto. Posso affermare che l’album ha un suo fascino per lo stile proposto, ma dodici pezzi in mezz’ora hanno poche differenze sostanziali tra di loro. Se conoscete il personaggio avrete capito di fronte a cosa vi troverete, tuttavia io mi rifiuto di esprimere un voto. La sufficienza è guadagnata, forse anche un pochino oltre e in questo Rog alla fine la spunta sempre, ma non sarebbe il caso di limitarsi e pensare a fare meno uscite e più di sostanza?
(Alberto Vitale) Voto: s.v.