(Autoproduzione) Spero proprio che gli Hyling si siano separati dalla sfortuna che li ha perseguitati negli anni passati e che finalmente si godano il giusto riconoscimento per una carriera lunga ma poco prolifica. Siamo infatti al terzo album in più di una decade e i nostri, forti finalmente di una stabilità nel gruppo, si producono da soli queste otto tracce. Siamo di fronte ad un concept che parla della piega malsana presa ultimamente dalla specie a cui apparteniamo. Ma veniamo alla musica. Trattasi di un black dalle tinte sinfoniche ma meno immediato di quanto si potrebbe temere. La voce dello svedese arruolato per l’occasione spicca per piglio e resa sonora, molto buoni. Le composizioni tendono ad aprirsi e chiudersi con degli intermezzi che servono a dare una piacevole continuità al platter. Batteria e basso fanno da ottimale contorno a linee di chitarra pulite ed efficaci. No, non c’è proprio niente che non vada in questo album, anzi. Ecco, se proprio vogliamo fare i tignosi l’amalgama sonoro risente leggermente del fatto che non ci sia un suono in presa diretta, ma si può pure passare sopra a tali venialità. Un pollice bene bene in alto quindi per i veronesi. Auguro a loro, come si suol dire, cento di questi album.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10