(Selfmadegod Records) La band del Queens, New York, esplode in faccia a tutti i metalhead il suo terzo album, dopo cinque anni dal precedente, dunque l’anno prima dell’avvento del Covid-19. I newyorkesi si rimettono al passo, dando seguito al proprio operato che li vede impegnati a suonare una commistione di death e thrash metal con risvolti anche tecnici. Poco propensi a redigere dei pezzi che siano ruffiani, gli Hypoxia suonano in maniera infaticabile e pestando con una certa intensità ma passando da contorsioni a progressioni, da sfuriate micidiali a segmentazioni tipiche del thrash metal. Un suonare poderoso, evolutivo, dove ogni singolo offre il suo contributo nel creare queste trame che vedono del death metal con uno sfondo thrash e viceversa. Un suonare devastante che trascina l’ascoltatore in territori dove l’old shool si lascia sentire ma a dosi limate. Nessuna composizione immediata ma tutte toste e coinvolgenti perché in fin dei conti in quasi trentasette minuti la band si rivela essere una cinica ma lucida macchina spaccaossa. Un qualcosa con uno stile che assorbe da Cannibal Corpse, Kataklysm, Obituary, Suffocation, Malevolent Creation.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10