(Unholy Conspiracy Deathwork) Giungono al quarto album i deathsters tedeschi Ichor, e lo fanno un crescendo stilistico importante. Certo, rimane la similitudine con i Behemoth, ormai però sensata solo per il timbro della voce di Eric, piuttosto che per lo stile generale del lavoro. L’album abbraccia degli eccitanti mid tempo, caratterizzati da arpeggi inquietanti oltre che a sfuriate feroci e pregne di crudeltà. Questo disco, rispetto ai precedenti, offre molta più melodia ed una impostazione decisamente più malinconica, più oscura, più disperata. Bella la opener “Paradise of Perdition”, ricca di arpeggi, un ottimo assolo e frustate di doppia cassa esaltanti. Mistica e marziale “Tales From The Depths”, imprevedibile e fantasiosa “In Ecstasy”, contorta e crudele “A Glowing In The Dark”. Brutalità, ritmiche feroci ed entusiasmanti cambi di tempo con “Black Dragons”, lacerante “The March”, coinvolgente e drammatica la conclusiva “Conquering The Stars”, con la sua divagazione spaziale sul finale. “Hadal Ascending” continua una tematica quasi orientata al concept che si protrae da due album, ovvero la storia di un mare pieno di creature mistiche sature di odio; se il precedente “Depths” era una banchetto di riff laceranti sparati a velocità disumana, il nuovo lavoro offre frequenti cambi di tempo, ritmiche suggestive che spaziano dal death al black, sezioni ambientali o ricche di effetti capaci di rendere il tutto molto più dinamico, fruibile ed accattivante, intensificando quella sensazione marcatamente apocalittica. Ci sono voluti quattro dischi per arrivare a questo validissimo livello compositivo, tra l’altro arricchito da una produzione micidiale: se questo è il nuovo trend degli Ichor, allora la band ha fatto il definitivo salto di qualità!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10