(M & O Music) Nascono nella zona di Parigi gli Idols For Dinner, in quella Francia che da tempo sta allevando nuove leve di metallari estremi. Metallari che imbastardiscono il death metal con pesanti rimandi thrash o hardcore, ma senza una chiave melodica, squadrando i suoni, rendendo il clima opprimente, soffocante, massiccio, con breakdown, riff che divorano progressioni di old style death metal e quelli dei parigini sono notevolmente classici, molto Folorida style, ma non mancano le soluzioni melodic (“Perpetual Decline”). Gli Idols non sono docili però, il drumming ha un sound compresso ma deciso, le chitarre del duo Biller-Stackpoole procedono in quelle fratture del riffing tipiche dei Meshuggah, mentre il comparto delle melodie ricorda sicuramente i The Black Dahlia Murder. Chiaro dunque? Un sound deathcore di base, ma con risvolti melodic o addirittura di tipo metalcore. Si alternano brani piacevoli ad altri che non riescono a convincere: i secondi subiscono questa sorte per via di qualche concessione al carattere melodic death e che in mano ai ragazzi diventa “già sentito”. Anche quando pestano forse non sono una novità assoluta, eppure rivelano un atteggiamento più autorevole. Il riffing dal death metal classicheggiante e (per non parlare dei momenti hardcore) più modale e tipico del genere, li priva di quella patina di “plastica” che invece i tratti melodic in alcuni momenti gli causa. L’album dura poco più di 30′ e include 8 pezzi di cui una intro e un brano strumentale acustico, segno che la band ha deciso di lavorarci sodo e senza voler strafare, presentandosi con il materiale migliore possibile. Oltre al fatto che facendo i conti c’è materiale per poco meno di un album. L’iniziale “Legally Instituted Murder” allerta l’ascoltatore che questa è una band deathcore, poi capita di sentire alcuni brani ricchi dai risvolti melodic death metal o metalcore. Quel genere di situazione non nuova per band che seguono quelle correnti e che poi non riescono mai a guadagnarsi un seguito univoco. Il secondo dubbio è la voce di Cristofer Rousseau: ok il growling torvo, ok lo scream, meno convincenti i passaggi tra i due timbri. Non vorrei peccare di pignoleria, ma certe osservazioni nascono dalla consapevolezza che i francesi hanno un buon potenziale, però il songwriting dal punto di vista della direzione stilistica va migliorato.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10