(Avantgarde Music) Nuovo progetto post-black-doom che lacera le carni dalle coste iberiche! Oscuri, melodici ma pesanti, lenti, pungenti, infinitamente drammatici, in qualche modo fanno capo ad un punto di convergenza tra Cult Of Luna e primi Paradise Lost, tra funeral doom e post black, travolgendo l’ascoltatore con maestosi stati d’animo i quali ruotano attorno al concetto di desolazione, anime perse prigioniere di un corpo ormai inutile, vecchio, malato, improduttivo, descrivendo con devastante dolore un ciclo inevitabile della vita umana. Brani suggestivi, ricchi di melodia ma anche devastanti, pesanti, sempre lenti, tuonanti: la opener “Barro” esalta la malinconia con arpeggi ricchi di mistero, alternati ad un riffing tetro il quale lascia spazio alla poderosa voce del vocalist. “Cenizas” offre una corposa teoria melodica, sempre pregna di una tristezza d’animo uggiosa, mentre brani come ”La Criatura” e ”Está En Tu Cabeza” squarciano con emozioni dolorose, aggiungendo ad arpeggi e riff quella componente post che trascina tutto verso ambiti ancor più brulli anche se meravigliosamente attraenti. Interessanti gli intermezzi rappresentati da “La Herencia”, ”Despertar”, ”En El Río” e l’outro ”Remedio”, nei quali gli Ikarie si lasciano andare a brevi strumentali atmosferici ricchi di magnetismo. Un album che tocca sentimenti profondi, infinitamente riflessivo, paurosamente introspettivo. Esistenzialismo terreno in contrasto quello cosmico, libertà e prigionia… reali o psicologiche, una grande mente senziente capace di farsi travolgere dalla consapevolezza di quanto sia effimera l’esistenza, di quanto sia insignificante la vita stessa.
(Luca Zakk) Voto: 8/10