(autoprodotto) Non ci sono parole in questo album. Solo emozioni. Forse i titoli dei brani, in qualche modo, fanno intuire… o forse solamente immaginare come certe sonorità così intense ed oscure possano essere riassunte con la sintesi offerta fa un titolo. “Le Parole Mai Dette” ipotizza un’infinita malinconia, la quale si disperde nel nulla cosmico, viaggiando lontano, oltre ogni legge della fisica… strizzando l’occhio verso la pace interiore di “Distanze”, un brano che ama farsi baciare da quei raggi di sole che filtrano dalla finestra tanto timidi quanto aggressivi alle prime luci di un’alba autunnale. Mistica e sferzata da una ipotesi sonora siderale “Pripyat”, prima dello stato mentale ipnotico suggerito dalla delicatezza dal sentore etnico-orientale di “Orso Nero”. Travolgente e ricercata “Kaiju”, incalzante e sognante “Supernova”, introspettiva e seducente “You Have Come A Long Way”. Rumore astrale come base di arpeggi rarefatti su “05/09”, prima della conclusiva “Longinus”, traccia che accende una diversa forma di malinconia, infinitamente astratta, tanto eterea quanto carnale, tanto decadente quanto ottimista e tendente alla luce. “Monstrum”. ‘Mostro’. Quello violento e maligno che segna i destini e tormenta il sonno alimentando gli incubi… oppure la figura fantascientifica, sempre contesa tra l’eroismo e la dannazione… o, perché no… un qualcosa di potente, il prodigio, l’essere o il fatto poderoso, eccezionale? Qualcosa o qualcuno al limite, nel bene, nel male, nel carnale, nello spirituale. Quale sarà il ‘Mostro’ descritto dagli italiani Il Giardino Degli Specchi? Non saranno certamente loro a svelare questo mistero… perché, come già detto, questa sublime e incantevole espressione musicale è priva del superfluo, è priva di parole.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10