(Black Widow Records) Inquietante. Saranno le tematiche trattate, l’ispirazione al romanzo “Lo Zero Incantatore” di Cristian Raimondi. Saranno le ambientazioni dark prog che si alternano ad un funk con deviazioni blues. Sarà il cantato apparentemente solare per testi pregni di oscurità… ma questo album di pregevole e superlativo dark prog si incupisce -drammaticamente- ascolto dopo ascolto. Il maestro Banchero va oltre la (sua) musica: tutto in questa opera è concepito con un significato speciale, da ogni singolo fraseggio fino ai testi, dall’ispirazione di base alle collaborazioni con ogni artista, arrivando al design dell’artwork o alle differenze tra le varie release su CD e vinile. Un maestro Banchero che si esprime oltre la sua dimensione di esperto e talentuoso musicista: un Maestro Banchero poeta, filosofo, narratore, cultore di discipline oscure, magiche ed esoteriche, tanto che l’inquietudine si manifesta sempre, costantemente, imponendosi spietatamente. Una inquietudine subito presente dall’intro “Il Senza Ombra”, per poi esplodere nell’atmosfera marziale e tribale di “Il Calice dell’Oblio”, brano nel quale Riccardo Morello, il vocalist, intensifica il sublime gusto aspro delle tenebre dipinte dalle chitarre, dal basso e dalle tastiere. L’inquietudine diventa terrore psicologico con “La Grande Quercia” la quale conduce sull’esplosione prog di “Sulla Via della Veglia”, un brano che fonde in un unica dimensione sonora cinematografica il folk, il rock, il metal e pure il blues. Dissacrante e perversa, assurdamente deviata, “Al Cospetto dell’inatteso”. Suggestiva e teatrale con i suoi dettagli elettronici “Lo Scontro”, un brano tragico ma musicalmente luminoso, prima del salto verso l’abisso rappresentato da “Nel Labirinto Spirituale”, un brano ricco di suoni collocati tra inferi e cosmo, nel quale Riccardo offre una performance vocale semplicemente strepitosa. Nuovi brividi e stati di ansia che imprigionano l’ascoltatore con “Le 4 A”, una canzone dove la dimensione prog è esaltata con prepotenza deliziosamente arrogante. Contorta e dispersa tra gli astri “Il Mio Nome è Menzogna”, una dispersione che avvolge la performance esaltante della chitarra solista. Nuovi spunti dissacranti ma in chiave eroticamente vintage su “Metamorfosi”, prima dell’assolo di basso dell’outro “Aseità”. “L’incanto Dello Zero”, il quarto album di questo progetto, è un percorso complesso. Il nuovo lead vocalist, già attivo con la band dal vivo, debutta con prepotenza, interpretando con maestria, aggiungendo ulteriore profondità cromatica, più soffocanti tonalità di nero alla già tetra scenografia che lo circonda. Non mancano gli ospiti di livello, come Maethelyiah (lei era la lead vocals del precedente disco), o Marina Larcher che vocalizza in un brano. Il Segno del Comando è lontano da un genere specifico e, ormai, anche lontano da diretti confronti o suggerimenti comparativi. Questa è magia nera, arte occulta e psicologica tradotta in musica senza veri confini stilistici, composta di notte, suonata con ardore, espressa con erotismo, dispersa in dense tenebre dalle quali non è concesso fare ritorno.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10