(Massacre Records) Dopo oltre venti anni gli Imperia arrivano a quota sette album in studio, svilendo in parte il loro dogma symphonic metal e guardando anche altrove, come però si è verificata nel recente passato. “Dark Paradise” però sembra davvero spostare l’asse dello stile e ora gli Imperia cambiano talmente tante volte le carte in tavola che viene difficile dare un ritratto generale del sound. La prima canzone dell’album, “Better Place”, è un orribile miscuglio tra dance e metal che diventa anche prevedibile con la sua elettronica. A seguito dell’opener gli Imperia passano attraverso fasi viking e prog nella seguente “Reach My Tears”, nonché folk ed echi dei Nightwish, segnata però da tratti heavy più cospicui dei finlandesi, nella terza canzone “The Family Chain”. Forse è “Reflection” a presentare un symphonic metal verace che diventa del cinematic-symphonic metal con uno sguardo agli Eleine in “Soldiers Of Hell”. “Hope Of Joy” è, forse, la migliore composizione dell’album con “Lost Souls” che finalmente, cioè alla penultima in scaletta, ripresenta la drammaticità delle grandi melodie epiche degli Imperia. Nei dieci pezzi brilla come di consueto una delle migliori voci femminili del metal in Europa: Helena Iren Michaelsen come al solito cambia registri vocali, tonalità ed estensioni, si lancia perfino nel growl, nel falsetto, con disinvoltura in linee vocali operistiche. Niente è semplice in quello che fa eppure lo fa in maniera brillante e versatile. Il suo lavoro è indiscutibilmente da valutare come sempre 10/10. “Dark Paradise” mostra troppe influenze, dettate dalle mode del tempo, e dunque c’è meno personalità propria della band nella musica. È ottimamente prodotto, ancora una volta dal marito della Michaelsen, Oliver Philipps. In questo album agli Imperia va ascritto il merito di avere nuovamente messo al centro di tutto le melodie.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10