(Nuclear Blast Records) Ciascun gruppo che è nato nel metal e lì è cresciuto mangiandosi la concorrenza dovrebbe sapere una cosa essenziale: le radici sono importanti, prima o poi si dovrà rendere conto a chi ti ha dato la notorietà. Quello tra pubblico e gruppo musicale deve sempre essere uno scambio equo, un po’ come i Kiss ci ricordano sempre ai loro concerti: ‘You Wanted the Best, You Got the Best!’, un monito che dovrebbe essere ricordato da entrambe le parti, sempre. Ecco quindi che il gruppo che ha inventato un certo suono nel metal torna finalmente all’ovile, dopo aver fatto timidamente capolino dietro l’uscio nel 2019 con l’ottimo “I, The Mask” (recensione qui). Ora, con il loro quattordicesimo capitolo discografico, finalmente gli svedesi sono tornati, forti di una nuova consapevolezza di ciò che cogliono e di come rendere felice il loro pubblico. Sì, perché chi ha adorato “Soundtrack to Your Escape” e “Reroute to Remain” non potrà non ascoltare con il sorriso un album finalmente feroce e melodico allo stesso tempo, con una produzione che più perfetta non potrebbe essere, con nessuna canzone fuori da una centratura di un gruppo maturo ma determinato a chiarire che loro sono ancora gli unici In Flames. Riff come quelli in apertura di “Foregone Pt 1” non lasciano alcun dubbio sulla qualità del lavoro, contornato da una copertina davvero azzeccata. Rispetto al passato, l’aggressività è diventata controllata e tecnicamente ineccepibile, figlia di decenni di esperienza ripartita tra palchi e studi di registrazione, conferendo al CD una vena referenziale, matura, completa e ‘di mestiere’, senza mai dare la sensazione che il gruppo si stia di già risedendo sugli allori. Sì, gli In Flames vogliono bene ai propri ascoltatori… e loro, di nuovo, tornano a volerne agli svedesi.
(Enrico MEDOACUS) Voto: 9/10