(Soulseller Records) Nel panorama del black metal norvegese quanto del metal in generale in Europa, In The Woods… è stato un manipolo di coraggiosi musicisti. La band è stata capace di infondere al proprio black metal degli atteggiamenti rock di natura prog e psichedelica. I norvegesi si fermano nel 2000 dopo meno di dieci anni di attività e riprendendo quasi tre lustri dopo. Il buon Anders Kobro, batterista, è l’unico rimasto tra chi c’era negli anni ’90. Sesto album che conferma la direzione avant-garde e prog rock della band, la quale trova posto in casa Soulseller Records dopo due album per Debemur Morti. Bernt Fjellestad è il nuovo cantante da almeno inizio anno, giungendo in formazione quando questa aveva del materiale già pronto per quanto riguarda le basi dei tre strumenti principali. L’album sembra seguire la scia artistica tracciata in primis da “Pure” e continuata dunque nel precedente “Case the Day” pur mostrando un carattere nettamente forse più rock che metal. Melodie plasmate e distese per l’interezza delle composizioni le quali per la maggior parte hanno un minutaggio sostenuto. “A Wonderful Crisis”, di oltre sette minuti e mezzo possiede una forma vagamente doom metal anni ’90, dunque atmosfere dilatate un crescendo verso un climax epico e l’uso della doppia voce, clean e growl. Lo stesso vale per l’opener “The Coward’s Way”. Le tastiere sono ampie e tinteggiano i pezzi sostenendo il background delle chitarre. Momenti esaltanti dell’album “Diversum” sono “Master of None” che nelle sue battute iniziali e delle sue strofe portanti ricorda addirittura i Pearl Jam, dove poi tutto si trasforma in un incrocio tra Katatonia e Opeth. Spazzando via però i possibili rimandi, la canzone è una piccola perla. La successiva “Your Dark” ed anche “Moments” sono canzoni importanti, la seconda soprattutto per la sua maestosità, infusa in quattro minuti e ventidue secondi, facendone così la più breve delle otto. Melodicamente i pezzi sono tutti ben vestiti, però il cantare versatile di Bernt Fjellestad pone gli accenti più importanti e suggestivi, ma sempre abbinati a tratti melodici della musica di un certo pregio. “We Sinful Converge” per esempio è una prova lampante del binomio cantato-progressione melodica. “Diversum” esibisce pathos in maniera ben più pronunciata che nel recente passato.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10