(Prophecy Productions) “Otra” ruota attorno a storie legate all’omonimo fiume che scorre nel sud della Norvegia, sfociando nello Skagerrak, lo stretto che separa il paese dalla Danimarca e dalla Svezia, proprio vicino alla città della band, ovvero Kristiansand. C’è molto dentro “Otra”. Ci sono i quasi trentacinque anni di storia, ci sono i membri della line up originale dei Green Carnation (dei quali rimane solo il batterista Anders Kobro, anche ex Carpathian Forest, impavido testimone ormai del terzo ciclo di vita di questa band). C’è la storia di una band nata dal black metal dei primi anni ’90, capace di coniare il pagan metal, sfuggendo dal genere originale verso lidi progressivi e avantgarde… pur senza mai abbandonare le origini. Poi nella band milita ormai dal 2022 il favoloso Bernt Fjellestad, un vocalist perfetto per il power (infatti viene dai Guardians of Time), sublime per il doom (mi ricorda JB Christoffersson dei Grand Magus), incredibile per le parti estreme in growl… un elemento che sicuramente innalza di molto il livello qualitativo, cosa che appare meravigliosamente chiara in capolavori quali il singolo “The Crmison Crown”, un brano che raggiunge il livello di perfezione sotto ogni aspetto. Sublimi i cambi tra il black e il prog, immensi i ‘duetti’ vocali tra il potente stile clean e il feroce growl, in un turbinio di melodie incredibili, arrangiamenti sorprendenti, ritmiche stupefacenti. Il crescendo di “Let Me Sing”, il senso epico di “A Misrepresentation of I”, la furia di “The Kiss and the Lie”, l’intricato percorso marcato da “Come Ye Sinners”, la malinconia graffiante della conclusiva “The Wandering Deity”. Un album perfetto sotto ogni punto di vista. Artisticamente, musicalmente, nei testi, nei richiami estremi, nei disegni melodici e le poderose progressioni, nella fantasia creativa, in quella capacità di coniugare idee e sonorità profondamente diverse dentro un’unico ed identificatovi ideale musicale.

(Luca Zakk) Voto: 10/10