(Debemur Morti Prod.) In The Woods… nacquero nella prima parte degli anni ’90 in Norvegia, attraverso i Green Carnation. Questa band si ritrovò orfana di Tchort, chitarrista e autore di molte canzoni che andò a suonare il basso di “In The Nightside Eclipse” degli Emperor. Tchort è anche uno dei Blood Red Throne e ha suonato con i Carpathian Forest. Ma fermiamoci qui. Dunque a un certo punto orfani e comunque pronti a ripartire come In The Woods…, oscura formazione di black metal che ne annientava le strutture stesse con interventi atmospheric, psichedelici, dark e in una certa misura progressive. Gli In The Woods… ebbero addirittura l’idea di definirsi spesso come una band di pagan metal, quando questo termine ancora non era un vero e proprio modo di definire un certo sound. Uno stile personale che si è subito espresso in “Heart of Ages”. Quell’album, nel 1995 caratterizzò immediatamente il messaggio sonoro della band e credo che fosse un qualcosa che in una certa misura poteva rivaleggiare con un album come “Orchid” o “Morningrise” degli Opeth. Ma la storia degli In The Woods ebbe una piega ben diversa da quella degli Opeth. Facciamola però breve: “Omnio” nel 1997 e “Strange in Stereo” due anni dopo, hanno mostrato una band capace di ammaliare con tinte nettamente avant-garde la scena. Si potrebbe parlare degli esiti del secondo, molto oscuro, sognante e forse etereo rispetto a quanto fatto prima, ma la sperimentazione è compagna e ancella di questi norvegesi. Poi accade qualcosa di ingiustificato. Tchort riforma i Green Carnation nel 1999 e la band pubblica una raccolta molto interessante, “Three Times Seven on a Pilgrimage”. Da quel momento però le apparizioni diminuiscono, salvo un live tenuto nella città natale di Kristiansand dove si esibiscono vecchi e nuovi componenti della band: il tutto verrà incluso nel “Live at the Caledonien Hall” nel 2003. Saltando a piè pari cosa è successo dopo quel famigerato live, visto che la band si scisse in due tronconi e generò anche la creazione di un’etichetta, la Karmakosmetix , la quale ha poi di fatto dato spunto a una nuova era: “Pure”.
L’album è qualcosa di estremamente scorrevole e fiancheggiato da argini black metal e contemporaneamente di carattere rock, come testimonierebbe la suite “Transmissions KRS”. Proprio questi due generi sono le molecole che strutturano un sound che sperimenta si, ma tenta anche di dire qualcosa di concreto. Non è che gli In The Woods… amino necessariamente il formato ‘canzone’, eppure tentano di ruotargli attorno, di servirsene alla misura. Del resto una prog band non può darsi schemi prefissati o contenersi ed ecco dunque un minutaggio sostenuto per l’album, cioè 67’. Pensate che il trittico finale per ciascun pezzo sono previsti oltre 7’, come anche per “Towards the Black Surreal”. In definitiva sono dieci pezzi nei quali scorrono distorsioni e modi di suonare che fiancheggiano con equilibrio il metal e il rock. Mai uno dei due sembra poi essere veramente tale, quando i sensi pensano al metal è il rock che estende la sua ombra su certe partiture di chitarre, mentre avviene il contrario solo quando le incursioni psichedeliche, spaziali, oscure e ambient non si fanno vive. Anche in questo senso si potrebbe parlare di troppa carne a cuocere, ma a onor del vero le sonorità degli In The Woods… se sono qualcosa che vi appartengono, ritroverete facile percorrere senza fatica questa dimensione sospesa tra sogni e pulsioni. A chi non si è mai incamminato nella foresta, non avrà molte possibilità di smarrire il senso dell’orientamento.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10