(I, Voidhanger Records) Ho avuto molte difficoltà a dare un nome al genere proposto dal gruppo inglese. Nonostante in giro si legga che gli Inconcessus… fanno black, a me sembra che questa sia una descrizione alquanto semplicistica. Anzi, man mano che gli ascolti si accumulavano, la dicitura ‘black’ mi convinceva sempre meno. E sto dicendo questo sperando si enfatizzare il carattere positivo dell’intera faccenda perché qui si parla di personalità, punto. Cominciamo quindi con il dire che a discapito di 8 anni di attività gli inglesi sono al loro secondo lavoro. Ora veniamo al suono… La produzione è più che buona, i suoni sono limpidi e ben definiti. Se dovessi però dire che musica fa questo gruppo sicuramente citerei i Behemoth di metà carriera, con un suono molto più simile al death rabbioso che non al black nero. Ciò non significa meno malvagità o estremo nella musica, anzi. Siamo di fronte ad un disco furioso e potente, veloce e molto tirato, figlio di suoni ottantiani più che di quelli del nuovo millennio. Ne risulta un album comunque moderno e all’altezza dei tempi che corrono, fatto di riff veloci e in molti tratti quasi ruffiani, molto thrash e ed heavy in alcuni passaggi senza però mai dimenticarsi delle origini. Addirittura alcuni giri di chitarra sono quasi hard rock mentre alcuni passaggi strizzano l’occhio a sonorità epiche. Spiazzati? Si, capisco… è successo anche a me!
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10