(Iron Bonehead) Dall’underground black metal Argentino un nuovo mini LP dei blacksters Infernal Curse. In circolazione da 6 anni, con all’attivo un full length, dipingono un futuro disumano, fatale, immondo. Il sound è poderoso, dannatamente impattante, caratterizzato da una potenza bestiale con linee vocali assurdamente incompatibili con qualsiasi cosa -per quanto oscena- il genere umano sia mai stato in grado di concepire. Certo… le origini di questa band, questo trio infernale, non sono i paesi nordici -tipicamente orientati al black-, non è la Germania con tutta la sua tradizionale oscurità, e nemmeno la violenza death degli USA. Ma se questo può sembrare un deterrente, vi garantisco che la violenza prodotta in queste quattro tracce -meno di 20 minuti- è sufficiente per destare qualsiasi desiderio omicida, qualsiasi misantropia, qualsiasi comportamento estremo. Tutte i pezzi hanno riff, tendenzialmente classici (caratteristica tipica delle bands argentine nei vari generi) che fanno ricordare ambientazioni pesanti, tetre e massacranti di lavori come quelli dei primi Sodom… ma suonati con precisione chirurgica, con un assalto frontale che mai e poi mai sfocia nei confini del rumore, della qualità scadente propria delle produzioni demo o underground. Gli Infernal Curse hanno ben chiaro in testa quanto dolore vogliono infliggere, e lo fanno con freddo cinismo, con crudele precisione, con subdolo accanimento. Massacrante la title track, uno di quei pezzi che -se suonato dal vivo- garantisce al pubblico diverse lesioni irreversibili alla spina dorsale. “Lascivious Malevolence” è più violenta… il riffing memorabile lascia molto spazio a momenti estremi, dove un qualsiasi cervello umano può andare in crisi completa, deviando verso comportamenti crudeli e bestiali. “Waters of Phlegethon”, il pezzo più lungo, è perverso; davvero ci sento le origini del black metal, quando ancora nessuno lo chiamava con questa definizione; Sei minuti e mezzo di brutalità e annientamento con una scelta di riffing e tempi geniale, forse poco interessante per un pubblico delicato moderno, ma pura adrenalina, pura iniezione di odio per coloro che amano gli albori di questo sound. Chiude il vinile l’underground che esalta l’underground: una cover dei peruviani Hadez (risalente ad una cassetta del 1988 !!!). un pezzo brutale, infernale, pieno di riff brutalmente coinvolgenti, che esalta una specie di cameratismo del metal estremo sudamericano, molto meno noto di quello blasonato dell’emisfero nord, ma ugualmente brutale e -spesso- molto più estremo ed aggressivo in senso ancestrale. Una perla nera limitata a 400 copie… forse per limitare i danni al genere umano. Ma serve a poco: esiste sempre la versione digitale sul sito della label. Puro desiderio di diffondere terrore. E questo è il male. Si, questa è malvagità senza alcun briciolo di pietà!
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10