(autoproduzione) Quello che piace di “The Fall Of Will” è il fatto di avere delle evidenti ascendenze anni ’90 tra grunge e cose inaspettate, come accadeva spesso con i Faith No More nel concepire i pezzi oppure nel rifinirli. Gli insHaine non toccano quelle punte di istrionismo degli statunitensi ma si avvicinano per quel qualcosa tra un crossover e il rock con ambizioni prog. “The Fall Of Will” non è un suonare datato, anche se per questo aspetto gioca il fatto di avere una batteria ‘finta’. Fabio Marchisio, chitarrista e compositore, e Luigi Cantisani, cantante, come insHaine si liberano attraverso una creatività propria, mostrandosi con un’anima rock fatta di più strati. “The Fall Of Will” vede momenti lirici, intensi, ad altri con un certo ritmo, come “Radio Friendly”, tutti tracciati appunto da una creatività instabile, imprevedibile. Se “BNB” lascia ricordare proprio il grunge ad apertura dell’album, lo stesso vale per “Never-Coming World”, mentre la successiva “Undone” è una ballad senza tempo, elegante e liscia. Tra le nove canzoni ne figurano due delle quali la title track dal minutaggio rilevante, oltre diciannove minuti. L’altra è “Bad Of Tears” che supera i sei minuti, a fronte delle altre che toccano minutaggi tra i quattro e poco meno di cinque minuti. Proprio la title track ricalca quella creatività alla Tool ma al contempo sembra una lungaggine e dunque poco concreta, proprio come “Bad Of Tears”. Il duo torinese si presenta con un proprio essere e una manciata di pezzi gradevoli, tra suoni ruggenti e un cantato versatile.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10