(Qua Rock Records) Gli aretini Inside Mankind si definiscono una prog metal band ‘with christian inspiration’… non posso dire molto dei loro testi, ma sicuramente il loro progressive è un carrarmato inarrestabile! “Oikoumene” è il loro debut e, nonostante qualche sbavatura di cui subito dirò, convince fin dal primo ascolto (anche se ne servono dieci per assimilare qualcosa)! “Out of the Loop” è ubriacante nel vero senso della parola: è incredibile il contrasto fra lo stile operistico e solenne di Claire Briant, e quello che succede agli strumenti impazziti al seguito delle sue peripezie vocali. In “City (The Street of our)” ci sono un paio di passaggi addirittura sperimentali e avantgarde, però in qualche caso sembra davvero che voce e strumentazione vadano ciascuno per i fatti propri… “Magdalen” riporta tutto non all’ordine, ma a un ‘caos ragionato’ con le ritmiche alla Symphony X e un crescendo vocale di Claire che va poco lontano dallo spaccare i bicchieri di casa; particolarmente intenso il finale di “Keep me by the Stars”, quando si contrappongono vocalizzi operistici e growling maschili. Poco più di tre minuti per l’intermezzo d’atmosfera “Uneasy”, poi è devastante “Fear”, dove i contrasti del sound esplodono in maniera totale; la suite “Human Divine” è lasciata per ultima, con circa 14 minuti che esplorano numerose latitudini sonore. Si va dal canto a cappella a parti parlate, (purtroppo poco udibili nell’amalgama sonoro, ma che recitano certamente qualche testo religioso), passando per frammenti strumentali ai confini del jazz e momenti di prog quasi epici. Una menzione anche per la copertina, che svela il gusto della band per simbolismi occulti e filosofici. Correggendo i pochi difetti, gli Inside Mankind possono proporsi con un metal originale, dinamico e funambolico che avrebbe pochi rivali sulla scena di queste latitudini.
(René Urkus) Voto: 7,5/10