(Indie Recordings) Hard core canalizzato in una label prettamente metal, la Indie. EP che anticipa il loro prossimo full length. Ma ormai questo hard core è andato, tranne che per la caratteristica voce di Dwid Hellion. Infatti questo EP spazia da un’atmosfera black e fumosa, ad un quasi thrash tirato duro. E riesce ad essere anche melodico questo EP. Anzi, la melodia delle chitarre è stata cacciata dentro il riff a calci, creando un qualcosa di apparentemente assurdo, ma in grado di risultare geniale. Non sono canzoni nuove, sono remasters, ma marcano probabilmente una specie di svolta per il duo. “Black Heksen Rise” mi piace: è pesante, tetra, malinconica e ha un riff decisamente stupendo che riesce ad imprigionare una chitarra che si scatena in un lungo assolo. Il secondo pezzo “Waiting for the Sun (to Burn Out My Eyes)” inizia rumoroso, atmosferico e angosciante, per poi scatenarsi in un metal/thrash quasi vecchia scuola. Cose strane dagli Intergrity. Veramente strane. Sono strani. Lo sono da vent’anni. Vent’anni di carriera ed ancora si divertono a stupire per proposta, scelte di label, idee. Un EP assurdo. Un EP difficile da classificare. Un EP irresistibile. Lo volete? Sul sito della Indie, al momento della stesura di questo testo ne sono rimasti solo quattro. Costano poco, ma sono pochissimi i vinili 7” prodotti: 500 copie in tutto il mondo. 100 colorati di grigio, 200 bianchi, 200 neri. Buona fortuna…
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10