(Crime Records) C’è un rapporto di odio e amore che mi lega a questa band danese, giunta fra una cosa e l’altra all’ottavo album. Se ho amato alla follia “Revenge” o “Blade of Triumph”, ho manifestato le mie riserve per il pur discreto “Voyage of the Damned” (QUI): ora mi sembra che Martin Steene e compagni abbiano fatto un passetto indietro, abbandonando gli eccessi nevermoreiani del 2012 e assestandosi su un power/thrash un po’ Iced Earth che non è certo il warrior metal degli esordi, ma alla fine si fa apprezzare per quello che è e che offre. E allora vai con l’headbanging! Tostissima la titletrack, un vero terremoto poco riflessivo ma molto istintivo. Frastornante anche “Tornado of Sickness”: i danesi non erano mai stati così cattivi, io li preferivo più melodici ma il risultato è convincente. Spigolosa “Iron Eagle”, poi sono altre mazzate alla cieca con “The last Survivor”; a dimostrazione che i nostri sanno costruire un buon disco, a fine scaletta troviamo comunque una power ballad, “When the Lights go out”, che pur essendo abbastanza canonica mi ha sinceramente emozionato, anche per il suo testo disincantato, alla ‘never surrender never give up’. Insomma, io un’altra chance agli Iron Fire la do ben volentieri… e voi?
(René Urkus) Voto: 7,5/10