(Dusktone) Si chiamano Ishvara, sono italiani e questo album è il loro debutto. Il loro suonare è vivace, al di sopra di schemi consueti, tanto che chi scrive all’industrial e black metal di base, ci ritrova anche Arcturus, Cradle Of Filth, Behemoth e cosacce varie. Nessun nome sui componenti della band – scelta che al giorno d’oggi appare sempre più eccentrica – tutti, a dire dell’etichetta, arrivano da precedenti esperienze. Dunque i tre individui mascherati delle foto promozionali sprigionano un carnevale di suoni. Chitarre distorte, ritmi possenti e spesso fragorosi, suoni elettronici e di ogni sorta. Cantato in scream, growl, harsh e un modo di essere che fonde stili, suoni, idee. “Shape of Void to Come” riserva quasi un’ora di tensioni, di atmosfere maestose quanto misteriose e a tratti etniche ed epiche. L’andare veloce e tirare per atmosfere cariche di melodie da parte degli Ishvara o puntare su andature imperiose e possenti e sempre a velocità sostenute, rende “Shape of Void to Come” un lavoro musicale in un certo senso sfiancante. Piace molto il brano “Dharmayama”, grazie al fatto che prende forma un coro femminile molto evocativo. L’album è suonato in maniera attenta, non privo di qualche maestria. Le composizioni si assestano quasi tutte tra gli oltre sei e gli oltre sette minuti. Ishvara, ovvero ‘il signore supremo’, il ‘possedere’ e ‘comandare’, in questo caso i suoni ma in una maniera comunque personale, con lampi melodici e di arrangiamento a volte sorprendenti.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10