(Blood Harvest) Per quanto abbia ascoltato più volte il primo full length di questa band cilena, uscito nel 2014 ma riproposto in versione vinile, ciò che resta nella testa è il battere forsennato di Carlos Ramìrez, batterista che viene privilegiato da questa produzione capace si di restituire dei suoni chiari, ma missati in un modo tale che quello della batteria risulta emergere rispetto alla linea media del suono generale. Ciò è quanto mi arriva all’udito dai file digitali promozionali, ricevuti da una regina dell’underground come la Blood Harvest. Aggiungendo poi la voce cavernosa di Wlts anch’essa di qualche spanna in su rispetto alle chitarre, ecco che il suono viene definitivamente sacrificato. Gli Istengoat sono l’esempio di un death metal vecchio stampo che implementa a tratti sfumature blackened. Il tutto è realizzato con continue variazioni nel songwriting. Al di là delle perplessità sul missaggio, restano evidenti le solide maglie dei pezzi e il dominio di quelle melodie tetre e cattive che già “MMXII” (QUI), ha saputo mettere in evidenza.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10