(Metal Mind Records) Suoni pesanti, pesantissimi, che vomitano riffs e urla selvagge. Un’orda di vichinghi incazzati lanciati all’assalto. Sono Polacchi, ma sono estremamente stoner/southern. Pagano certamente un tributo ai Black Label Society (per i quali hanno anche aperto nel 2011), ma suonano sinceri, feroci e decisamente senza riguardo. Il divertente intro si integra perfettamente con la opener “Born To Destroy” la quale, come dice il titolo stesso, non ha certamente un approccio tranquillo: i JD Overdrive rivelano subito le loro nefaste intenzioni, espanse e rese micidiali grazie ad una produzione che trovo veramente perfetta con una resa sonora impattante. Il basso suona d’acciaio, inquietante, quasi come suoni di metalli torturati dentro lo scafo di un transatlantico che si contorce sotto la forza delle onde che lo stanno per inghiottire. Ogni mazzata che il batterista fa discendere sui pezzi del suo drum set sembra una pugnalata al cuore: veramente chirurgica la precisione, resa sporca, sudicia, trasandata solo da una chitarra grezzissima, con una voce estrema, che spazia da un clean maschio fino quasi ad un growl, orientandosi su tonalità alla Zakk Wylde e Phil Anselmo. Musica piena di testosterone, musica virile, metallo fuso che come un’onda di liquido cromato investe l’ascoltatore. “Funeral Stopper”, “Standing Tall”, “Shadow Of The Beast”, “The Revelation”. Pezzi imponenti che non dimenticano il doom, che esaltano lo stoner, che devastano con potenza compressa e concentrata. Forse non sono originali, forse non scrivono pagine della storia del metallo, ma producono comunque metallo puro e bollente. Metallo con il quale massacrarsi le ossa durante una performance, ammucchiati l’uno addosso all’altro sotto un palco reso viscido dal sudore. Poca igiene, tour bus, barbe incolte, jeans sudici, cuoio, catene, borchie. E molto, moltissimo, Jack Daniel’s.
(Luca Zakk) Voto: 7/10