(Limb/Audioglobe) “Out of the Darkness” è il primo disco che Jack Starr pubblicò appena uscito dai Virgin Steele, un anno prima (era il 1985) che i ‘rivali’ pubblicassero quel capolavoro che risponde al nome di “Noble Savage”. Non starò certo qui a rifare la storia di questo split, che ha visto Starr e DeFeis riappacificarsi soltanto in tempi recenti; né mi sembra il caso di ripercorrere le alterne vicende della carriera e della fortuna del chitarrista americano. Mi concentrerei piuttosto sul fatto che, fra le tante ristampe inutili (o quasi) che escono tutti i giorni… questa ci voleva proprio! “Out of the Darkness” porta infatti con sé, che Starr lo voglia o no, molta della magia di “Guardians of the Flame” e delle atmosfere incantate dell’epic heavy metal americano di metà anni ’80, pur avendo naturalmente un approccio molto più rockettaro e meno elaborato (come del resto Starr cercava dichiaratamente). E non è certo trascurabile il fatto che su questo “Out of the Darkness” canti il compianto Rhett Forrester, vocalist dei Riot a più riprese, sicuramente una delle voci più rappresentative dell’epoca e di quella stagione dell’US metal. Le dieci tracce del disco (molto breve, circa 35 minuti) sono tutte frizzanti e ben congegnate. “Concrete Warrior” ci mostra da subito lo stile chitarristico di Starr, pieno ed involuto, ma anche le grandi capacità vocali di Forrester, scatenato come non mai e trascinante sul refrain. “False Messiah” ha qualche punto di contatto con “The Redeemer”, dati i cori e la strofa dannatamente epici, mentre “Wild in the Streets” è sguaiata e rumorosa, US heavy metal rock al suo meglio! “I cant’ let you walk away” è invece una ballad tipica di inizio anni ’80, mai troppo lenta o smielata, ma comunque dotata di grande passione. Dopo la cavalcata “Eyes of Fire” c’è ancora spazio per la simpatica “Let’s get crazy again”, brano genuinamente da concerto (se non addirittura da serata al pub). Naturalmente il disco è pieno di strumentali, brevi e lunghi, che possano permettere a Jack di esprimersi al meglio: la sua tecnica risalta in particolare in “Odile”. La Limb ripresenta questo disco con l’aggiunta di altre sei tracce strumentali: l’ultima, “Blue Tears falling”, viene (naturalmente) dalle session del disco blues inciso dallo stesso Starr, “Take it to the Bank”, mentre le altre cinque, che spaziano dal rock sbarazzino al metal grintoso, vengono da “A minor Disturbance”, del 1990. Ribadisco: QUESTA ristampa non potete lasciarvela scappare!
(Renato de Filippis) Voto: 8/10