(Mighty Music) Finalmente qualcosa di dannatamente potente e meravigliosamente fresco, accattivante, impattante: il nuovo e quarto album degli svedesi JD Miller, ovvero una bomba, un’arma con una potenza di fuoco devastante! Heavy metal con spunti djent, melodia senza fine, un tocco AOR, una superlativa indole ottantiana, tanta elettronica ma al punto giusto, per dieci brani monumentali, catchy, provocanti, sing-along! Un album che vanta la sensualità oscura dei Ghost, la provocazione dei Reckless Love con quell’indole piena di sleaze elettronico, la favolosa divagazione synth pop, il tutto così moderno e allo stesso tempo così vintage! Il tetro ed apocalittico intro “Prelude Of the Empyrean” esalta immediatamente, scaricando l’energia dentro la opener ”The Butterfly”, un pezzo tuonante ed epico: un metallo che sfiorando stili ben più pesanti, si alterna genialmente a una cadenza a-là Whitesnake, confermando la potentissima voce del front man Peter Halldén, oltre a due chitarristi che sanno davvero il fatto loro. Synth a palla con ”Inside the Night”, un brano pulsante, ricco di vibrazioni… non a caso uno dei singoli del disco. Anni ’80 come se non fossero passati quattro decenni con “Out of Control”, una traccia imponente, pulsante, ma anche ricca di seducente oscurità. Materiale da arena con ”I’ll Never Give Up”, brano con una patina elettronica ed un’anima heavy, mentre si sale di livello -oltre che di complessità- con ”Awake (We Are the Machines)”, un brano che prende da Rammstein, da Skid Row, da Depeche Mode e da un’altra mezza dozzina di stili, qui arrangiati con gusto ed estro. Ancora tastiere estremamente ottantiane con “One In a Million”, un brano cattivo, rabbioso, graffiante, con un ritornello patinato, levigato e volutamente lascivo, perfetto per un’altro dettaglio decisamente di quell’epoca: l’assolo! Adoro ”Call the Police”! Un synth pop degno di Bergeton (per restare sulle produzioni moderne) che contorna un brano pesante, ricco di djent, una canzone che fa muovere, che provoca, che induce, che esige… prima di portare a un cantato dolce, delicato, molto indovinato dal punto di vista melodico, accentato da un ritornello indimenticabile. Grintosa ”Enemy”, altro ritornello da urlare assieme, prima della lunga e conclusiva “Alive”, brano che per riff e assoli torna pesantemente al metal classico e melodico, strizzando l’occhio pure a teorie power. Qualcuno li ha definiti la band AOR più pesante che ci sia: ma c’è molto altro nei JD Miller! C’è moltissimo altro in questo strabiliante “Empyrean”! Proviamo a collocarlo? Immaginatevi il meglio dell’hard rock, del metal melodico e del synth… nei rispettivi anni di successo. Fatto? Bene, ora fate scorrere il tempo iniettandoci gli aggiornamenti di modernità emersi negli anni, arrivando fino ad oggi. Ecco, il risultato è senza dubbio questo favoloso “Empyrean”!
(Luca Zakk) Voto: 10/10