(Inside Out Music) Per una band in giro da quasi 60 anni, è tosto pubblicare un disco nel ’22 (“The Zealot Gene”), un altro nel ’23 (“RökFlöte”)… e ora un altro ancora, il 24° in una carriera che imperversa dalla fine degli anni ’60! “Curious Ruminant” è poetico, è narrativo, è suggestivo e, come sempre, sia la voce -con un accento così britannico- che il flauto di Ian Anderson (un signore quasi ottantenne!) sono pura magia, un qualcosa di unico, irripetibile e sopratutto inimitabile. Un flauto, una voce, un ensemble di prog rock pesantemente dipinto da pennellate folk, con divagazioni narrative (come conferma la conclusiva e super nostalgica “Interim Sleep”), un prog che sa ancora vagare con impeto attraverso trame lunghe e complicate, come confermano i quasi diciassette minuti di “Drink From The Same Well”. Dopo tuto questo tempo, dopo tutti questi dischi e tutti questi anni, la opener “Puppet And The Puppet Master” svela la chiave di tutto questo recitando: ‘Vivo solo per servire, portare sorrisi a volti amici / Ballare su una banconota da sei penny, cantare da un albero / Con uccelli di una stessa piuma che cinguettano alti e bassi insieme / Rendere tutti felici, a partire da me.’. Ed ecco che tutto si spiega, che tutto diventa chiaro, che tutto viene messo alla luce del sole: il mastermind e cantastorie Ian Anderson, il supremo menestrello, è tornato in questa corte mondiale, instancabile giullare in grado di portare gioia a chiunque approcci in qualsiasi modo alla sua superlativa arte.

(Luca Zakk) Voto: 9/10