(Shadow Kingdom Records) Capita anche alle buone etichette di prendere degli abbagli: in questo caso, la meritevole Shadow Kingdom Records, che per quel che mi riguarda è l’esatto equivalente americano della tedesca Pure Steel, ci offre l’esordio su lunga distanza dei Johnny Touch, band australiana di heavy metal classico che poco o nulla brilla per songwriting e originalità. Il problema forse non si porrebbe se la produzione fosse migliore, e “Inner City Wolves” sarebbe soltanto stato uno dei numerosi dischi da 6/6,5 che affollano il mercato: ma onestamente trovo inaccettabile che, nel 2014, vengano ancora messi sul mercato prodotti registrati come i demo di quindici anni fa. Suono piatto, lontanissimo, monodimensionale, che affossa i pezzi già non esaltanti del combo australe. Vale allora fare un track-by-track? “It’s alright” ricorda i vecchi Loudness o le nuove leve del vintage, come gli Helvetets Port. La lunga “Lady Stutter” passa da fraseggi speed a ritmiche maideniane, “Radiation Axeposure” è uno strumentale abbastanza caotico. “Bitch of a Son” incorpora elementi dello speed primordiale, mentre la conclusiva “Black Company” si compone di otto minuti alternati fra momenti acustici e accelerazioni elettriche… ma il tutto si rivela privo di mordente (soprattutto le parti slow). Un disco che purtroppo non convince.
(Renato de Filippis) Voto: 5/10