(InsideOut Music) L’iniziale “Secret Motive Man” ricorda le atmosfere degli Yes, nonostante non sia l’unico momento o angolo di “Miles From Nowhere” che possa rievocare la grande prog rock band inglese. Tuttavia l’album di Lindberg è qualcosa veramente prog che come sonorità e concezione si avvicina agli anni ’70, pur concedendosi, ovviamente, soluzioni e soprattutto suoni moderni. “Miles From Nowhere” scivola via con grazia e una leggerezza che include una semplicità melodica, inattesa e impressionante. Un’ora e oltre sedici minuti per “Miles From Nowhere”, è un minutaggio che non chiama alla semplicità ma alla lunga risulta, ancora una volta, leggero. La complessità del sound quanto del songwriting è in bella mostra e dunque secondo dopo secondo, la clessidra dello stile dello svedese scivola costantemente, senza intoppi e senza incertezze. Si apprezza “Astreal Journey” che nonostante una struttura elaborata è la composizione che più di tutte si avvicina al discorso canzone, al suo senso compiuto del termine. Pur tuttavia la seguente e neo-Genesis in stile anni ’80 potrebbe essere altrimenti. La seguente al duo appena citato è la title track divisa in cinque parti per giungere infine a venticinque minuti di durata. È in sostanza un album nell’album. Una suite prog con molti frammenti ben allacciati insieme e che anche in questo caso mostra un autore, e i suoi accoliti, ben scafati e certi delle direzioni da intraprendere. “Miles From Nowhere” è tutto ciò, oltre ad essere un esempio fresco e riuscito di un prog rock moderno e con il suo solito ed inevitabile sguardo verso alle gesta del genere. “Miles From Nowhere” e Jonas Lindberg & The Other Side non sono dei surrogati del prog, neppure una rivoluzione copernicana del genere ma come spesso accade ai giorni nostri, una fedele e rispettosa riflessione e riproposizione del grande prog rock.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10