(Frontiers Records) Un’autentico libro sacro. Sacro a quella religione definita Heavy Metal, alla quale noi tutti siamo devoti. Questo è il riassunto di tutto ciò che ha prodotto Jørn Lande durante la sua ventennale carriera. Ed ora arriva un nuovo apocalittico capitolo di vero heavy metal, di riff tradizionali, di canzoni vecchia scuola, create ed arrangiate con il fine unico di supportare una delle migliori voci della scena presente, passata e futura. Un vocalist che, per nostra fortuna, è sempre in costante febbrile attività: canta ed ha cantato per Vagabond, Masterplan, Ark e molti altri. Ha creato album sublimi in duetto con Russel Allen, altra voce dannatamente heavy della scena. Compare in opere di Avantasia e Ayreon. E’ una presenza costante nella scena, e merita di essere citato tra i mostri sacri delle voci metal, a fianco di Ronnie James Dio, Rob Halford, Bruce Dickinson e molti altri. Grazie a questa sua instancabile voglia di cantare e creare musica diretta e potente, dopo tre anni dall’ultimo full length (senza considerare “Live In Black” e l’album il tributo a Ronnie James Dio) rieccolo con la nuova pagina del libro, il nuovo capitolo, l’ennesimo fendente, il nuovo esempio di come si deve creare buona musica. “Bring Heavy Rock To The Land” è un titolo che dichiara apertamente le intenzioni dell’artista, il quale non parla di Heavy metal, non parla di rock. Parla di Heavy Rock. Il rock più pesante, quello classico, quello vero, quello puro. Quello suo: Il Rock alla Jørn Lande. Nonostante questa fatica non offra dei pezzi capolavoro come il precedente “Spirit Black”, le undici canzoni (bonus track inclusa) sono autentici inni al metal, piene di riff potenti, decisi, carichi di una energia inesauribile. La performance vocale di Jørn è sensazionale come sempre, e la potenza della sua voce non da alcun segno di cedimento, nessun segnale di declino, nessuna debolezza. Il suo timbro roco e graffiante offre una aggressività senza paragoni, una potenza senza limiti. La totale conoscenza delle sue capacità lo porta ad una modulazione sempre perfetta per la canzone o il significato del testo. Lo sentiamo struggente in “My Road” e nella power ballad “The World I See”, mentre è cattivo e rabbioso in pezzi come la bellissima title track. Chi ama l’heavy classico di Dio e dei Judas Priest non può non impazzire e scatenarsi ascoltando “A Thousand Cuts” o “Chains Around You”. Fantastica la cover della pop song di Christopher Cross “Ride Like The Wind” che, in chiave Jørn, diventa una mazzata: le melodie dolci dell’originale vengono spazzate via, la chitarra pop viene demolita da riff potenti, e la voce dell’artista originale, piuttosto orientata ad un falsetto, viene annientata dal potenza di Jørn, tanto da farne uno dei pezzi più belli del disco. Per chi ama i Masterplan, ma vorrebbe sapere cosa ne pensa Jørn… imperdibile la sua versione di “Time To Be King”, tratta dall’omonimo ultimo album della band tedesca. La versione ‘Jørnizzata’ del pezzo suona decisamente più pesante, arrangiata secondo i suoi personalissimi gusti. Veloce la bellissima “Ride To The Guns”, con un ritornello impossibile da dimenticare. Il suo concetto di Rock è ben chiaro nella ballad “Black Morning”, mentre “I Came To Rock” è benzina a 100 ottani spruzzata su un incendio: totalmente esplosiva, con “un altro” dei bellissimi testi metal ai quali il norvegese ci ha abituati nel corso degli anni. Un album che non sarà forse ricordato come il migliore della sua carriera, ma è veramente impossibile non ascoltarlo per decine di volte, fino a quando ogni singolo riff ed ogni singolo ritornello diventa una specie di malattia inguaribile in metastasi dentro il nostro cervello: impossibile da rimuovere, impensabile estirparla. Jørn lo dichiara: lui porta il rock pesante in giro per tutte le terre. E’ la sua missione. E’ qui per il rock, e non ha nessuna intenzione di passare inosservato.
(Luca Zakk) Voto: 8/10