(Svart Records) La Svart non si smentisce ed i finlandesi K-X-P nemmeno. Quarto album per loro, seconda parte di “III”, ad un anno dalla precedente. Sempre K (Timo Kaukolampi, voce ed elettronica), P (Tuomo Puranen, basso ed elettronica) e sempre X (batterista misterioso e non costante). Poi loro sono un po’ pazzi, e ci sono foto che ritraggono quattro musicisti, altre con strani layout sul palco. Pazzia e malattia: il tutto in una assurda salsa di tecno digitale decadente, con influenze pop, divagazioni new age, new wave e new qualsiasi altra cosa. Ponte di congiunzione tra gli anni ’70, riesumando gli ’80, riscrivendo i ’90 e via in avanti, in un futuro senza limite. Una seconda parte di un disco fantastico che conferma il livello supremo, chiude il cerchio, completa il discorso sonoro ed emozionale. Si, perché con i K-X-P il fattore emozionale è immenso e predominante: ogni beat, ogni synth, ogni sample, ogni percorso sonoro, ogni linea vocale sono creati, pensati e partoriti per avvolgere l’ascoltatore e stimolare la dimensione emozionale in maniera unica e perversa. “Winner” è tra l’epico, l’ambientale e le porte d’ingresso del noise. La stupenda “Freeway” è beat che mette in disordine gli organi mentre “To Believe” è metallo suonato in un modo geniale… non metallico. Lontano da questo pianeta il sound di “Sub Goblin”, mentre quello di “Siren” è assurdo, deviato, malato. Ipnotica e magnetica “Air Burial”, prima del viaggio spaziale (Di ritorno? Di andata?) descritto da “Transuranic Heavy Elements”. Nuovamente sembra che la loro auto definizione “Original-Electronic-Motorhead-Space-Trance-Spiritual-Rock-Meditation-FreeJazz-Godz“ calzi piuttosto stretta. Qui c’è di più, molto di più. I confini sono molto più lontani… ammesso che esistano, che siano anche solo immaginabili ai confini della fantasia.
(Luca Zakk) Voto: 9/10