(Heavy Psych Sounds) Amicizia e musica. L’arresto forzato della scena nel 2020 ha portato gli amici e colleghi Garrett Zanol e Ian Nelson (Blackwater Prophet) a pensare ad una nuova band, laggiù, a Spokane, a Washington negli USA, mescolando influenze provenienti da alcune delle loro band preferite. Per chiudere il cerchio chiamano l’ottimo batterista freelance Chase Howard e si mettono a scrivere un album, il cui concetto di base è il cambiamento climatico del pianeta. Se le premesse, specialmente quelle legate alla tematica, possono far pensare a qualche forma di rock moderno, alternativo, giovane… ecco che queste sette tracce cambiano completamente il punto di vista: rock illimitatamente classico, estremamente psichedelico, decisamente fuzz, ricco di componenti southern, di blues… il tutto in un caleidoscopio chimicamente alterato, tra il sacro ed il profano, proprio come anticipa la bella copertina che racchiude questo sound immensamente vibrante. Le influenze sono chiare: Dead Meadow, Pentagram, Black Sabbath, ma i Kadabra vanno oltre, si lasciano andare dentro nubi di fumo, fari accecanti annegati in un’atmosfera tetra, nella quale domina un senso vintage illimitato, un’estetica classica, musica che offre spazio ad improvvisazioni, ad un abuso psicotico del wah wah, con una resa abrasiva, volutamente sporca, nella quale anche melodie ed assoli vengono risucchiati dentro un pozzo senza fondo con energetico impeto. Subito irrequieta la opener “Graveyard”, brano ricco di evoluzioni, con una parte conclusiva tuonante. Apparentemente soft “Faded Black”, un dark fuzzy blues ipnotico, con un crescendo che diventa apocalittico verso il finale. Ancora rock ultra classico, ancora spunti blues su “Eagle 20’s”, pezzo che evolve verso un rock settantiano, pulsante, groovy… prima di abbandonarsi ad uno stato mentale completamente sconvolto. Graffiante e provocante ”Bean King”, rock classico in chiave immateriale sull’ossessiva “Death”, molto ribelle “Coyote”, intima ed introspettiva la bellissima e conclusiva “Settle Me”. Voce eterea. Riff hard rock devastati da luci abbaglianti. Un po’ drone. Molto fuzz. Contenuti altamente allucinogeni. Ambiti psichedelici senza confini. Ed un sound maledettamente essenziale, deliziosamente coinvolgente!
(Luca Zakk) Voto: 8/10