(Nuclear Blast) Ha poca importanza se “Berlin” suona con tutti i crismi del glorioso hard rock di molti decenni fa. Nessun problema sostanziale se girovagando tra queste dodici canzoni (una è bonus track) affiorano alla mente i Black Sabbath, i Deep Purple, i Free, Uriah Heep, Blue Cheer e tutti gli altri, diretti discendenti compresi. Tutto emerge con freschezza e una potenza di fuoco poderosa. Due tedeschi e un austriaco partono da Berlino, punto di incontro, trampolino per un qualcosa: la musica. Musica disegnata con coordinate vecchiotte e con un’autentica appartenenza e passione verso il rock. È stato così per il primo e il secondo album e lo è ancora per questo terzo che suona vibrante, piacevole, non epocale perché tanta fragorosa energia sicuramente attecchisce da subito nell’ascoltatore, ma appunto ascoltando, soppesando, misurando ogni istante di “Berlin”, si arriva alla cinica conclusione che forse è solo quello. Fragorosa energia sviluppata da riff carichi di elettricità, di groove o di fuzz, ma è appunto questo impatto a colpire più che una generale costruzione dei pezzi che riesca ad essere davvero alla pari di qualche canzone classica. Non si fraintenda chi scrive: non si chiede ai Kadavar di incidere la nuova “Whole Lotta Love” o una “All Right Now”, ma quanto meno di andare oltre il suonare ‘come gli anni ’70’.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10