(Argonauta Records) Un’avvertenza: l’ascolto di “Astrodoomeda” può causare dipendenza. A me l’ha già causata. Non riesco, infatti a smettere di ascoltare questo terzo album dei norvegesi Kal-El, band formata da ex membri di Theatre Of Tragedy, Six Eyes Lost e Desspo. La proposta musicale della band scandinava è uno stoner doom monolitico e potente che spesso sconfina nello space rock, risultando un mix ottimamente riuscito tra Black Sabbath, Monster Magnet, Nebula, Hawkwind e Kyuss, questi ultimi omaggiati con la cover di “Green Machine”. La lunga title track colpisce subito per la pesantezza del riff portante, lento e pachidermico, con il basso sempre in evidenza ed una voce che richiama molto da vicino quella di Ozzy Osbourne. “Atmosphere” e “Luna” sono decisamente più snelle e dinamiche, con riffs ritmati alla “Children Of The Grave”. Con “Mothership” si torna alle atmosfere claustrofobiche della title track, con parti di chitarra lentissime ed il basso distorto in evidenza. “Starlight Shade” è il pezzo più space rock – oriented, dominato per i primi cinque minuti da un giro ossessivo di basso ed inserti di synth, a creare un’atmosfera inquietante e desolata. Gradualmente si fanno largo le chitarre e le vocals, per dieci minuti totali ricchi di tensione e di cambi di atmosfera. “Spacecraft” è decisamente più diretta, quasi punk, richiamando i Black Sabbath di “Never Say Die”. Un album entusiasmante, composto con gusto e capace di mantenere alta l’attenzione anche nei momenti più ossessivi. Per gli amanti del genere, un disco imperdibile.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10