(Scarlet Records) Ancora una volta prodotto presso gli studi di Giuseppe Orlando, il nuovo album dei Kaledon, l’ottavo della loro discografia, si focalizza come il precedente su una singola figura della “Legend of the forgotten Realms”: in questo caso il re Antillius, re di Kaledon stessa. Sembra proprio che Alex Mele e compagni non riescano a distaccarsi, anzitutto affettivamente, dalla storia che ha accompagnato ognuno dei precedenti dischi, forse la più lunga della storia del power metal… e così i romani restano fra i pochissimi, nella scena internazionale, a dedicarsi ancora a un concept fantasy (cosa che, per quel che mi riguarda, non è affatto un male!). Anche il songwriting ha ormai raggiunto uno standard qualitativo sicuro ed elevato, per cui all’ascolto non ci sono particolari sorprese, se non un tocco di ariosità in più in alcune delle composizioni. La opener “The Calm before the Storm” ha delle belle e originali linee vocali, nonché un paio di duelli chitarra/tastiera che mi hanno riportato alla mente gli Stratovarius d’annata. Molto emozionale il refrain della power ballad “Elizabeth”, in cui Marco Palazzi duetta con Angela Di Vincenzo dei Secret Rule; “New Glory for the Kingdom” è una classica cavalcata dai toni quasi happy metal, superata ancora in melodicità in “The Party” (con il giro di keys siamo a livello dei Freedom Call). Un paio di blast beats e passaggi più tirati in “The evil Conquest”, mentre sono le tastiere le vere protagoniste di “The glorious Blessing”. Arriviamo così alla suite “The fallen King”, che si divide fra lenti passaggi a prevalenza acustica e improvvise accelerazioni. Per chiudere con ironia: ma sono l’unico a cui non piacciono le inflazionatissime copertine di Felipe Machado Franco?
(René Urkus) Voto: 7,5/10