(Inner Wound Recordings) Per il loro secondo album, i toscani Kalidia si sono circondati di professionisti d’eccezione: produzione e missaggio sono curati da Lars Rettkowitz dei Freedom Call, mentre il mastering è dell’esperto Achim Köhler. È forse anche per questo – e sto facendo un complimento! – che questo disco italiano suona molto nordeuropeo… La titletrack ha un giro portante da power metal e un approccio vocale gothic, per un ibrido riuscito. “Circle’s Spell” inserisce nel corposo wall of sound qualche movenza mediorientale, mentre “Black Sails” ha (naturalmente) atmosfere folk e piratesche. Refrain semplice ma facile da memorizzare per “To the Darkness I belong”, vicina alle atmosfere sbarazzine di certi Nightwish, mentre “Midnight’s Chant” è una power ballad semplice e godibile. Con “Amethyst” siamo invece praticamente dalle parti dei primi Sonata Arctica. La conclusione del disco offre l’intensa e sinfonica “Queen of the Forsaken”; se posso permettermi un appunto costruttivo, alla tracklsit avrebbe certamente giovato un brano più lungo e articolato (gli undici in scaletta sono tutti attorno ai 4’), che avrebbe garantito all’insieme un impatto più duraturo. Ma va già benissimo così.
(René Urkus) Voto: 7,5/10