(Epictural Productions) Secondo album per questi francesi che suonano con cinica violenza. I Karne eseguono le proprie canzoni a velocità sostenuta, attraverso un riffing energico e soprattutto teso a creare melodie chiare, vestite di un carattere malvagio quanto epico. “Symposium of Torments” è un buon esempio di black metal classico, suonato con una ferocia che ricorda l’attitudine degli esordi dei Marduk. I loreni Karne non sono una copia degli svedesi, ma li ricordano per la sfacciata e arcigna violenza sviluppata attraverso un riffing ricamato. Anzi, il lavoro alle sei corde di H.K.A. e Raido è forse anche più strutturato e mirabilmente capace di produrre una sequenza continua di cambi melodici. “Symposium of Torments” è torturante e apocalittico per la velocità e le andature furiose, mentre i momenti in mid-tempo vengono dosati con parsimonia. L’impatto iniziale espone l’ascoltatore a un tornado infernale, pochi ascolti rendono però l’album familiare, assimilandolo con inaspettata semplicità. I riff sono torbidi ma ‘cantilenanti’, grazie a un tremolo picking mutevole e denso di melodia e oscurità. Il male è il centro di “Symposium of Torments”, perché i Karne nei testi raccontano, anzi cantano e lo fa Apathy, di torture, morte, orrori. Immagini estreme, parole forti e così i Karne alzano con fierezza il vessillo del black metal, puntando sulla violenza e la melodia, due aspetti che per quanto distanti possono spesso coesistere.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10