(Kat Von D) Non si ferma mai Kat Von D! Inarrestabile! Tatuaggi, TV, reality, libri, l’impero creato nel settore della bellezza, dalla decadenza della dipendenza fino ad una sobrietà che l’ha portata anche a diventare madre. Ma è la musica la radice di tutto, è la musica la forma d’arte che esisteva prima di tutto il resto, prima di tutto quello che l’ha resa famosa. Ed ora, che famosa lo è, eccola che si sente libera di dar vita al secondo album, il seguito di “Love Made Me Do It” (recensione qui), intensificando quella favolosa componente synth wave ottantiana, dentro un’aura palesemente goth -in linea con il suo look- attraverso psichedeliche dimensioni di electronica. C’è un groove a-là Michael Jackson su “Vampire Love”, si spengono le luci con “H.A.T.E.”, mentre è dannatamente travolgente “Truth In Reverse”. “Set Myself on Fire” è pura pulsazione synth wave, brano che ospita la voce di del noto songwriter Ferras, rendendo il pezzo ancor più pregno di nostalgia anni ’80, e c’è Alissa White-Gluz degli Arch Enemy sull’imponente, erotica e penetrante “I Am A Machine”. Dolce, sognante, eterea ma anche graffiante “Illusion”, un ritorno alle origini messicane con la vibrante ma super romantica “Por Ti”. “My Side of the Mountain” è il titolo del romanzo di Jean George, vincitore del Newbery Award, che parla di un adolescente, stanco della vita di città in un appartamento sovraffollato, che decide di trovare la terra di famiglia in montagna e vivere da solo nel nome del coraggio, della sopravvivenza e dell’indipendenza… un po’ come il particolare percorso di Katherine von Drachenberg, la quale forte di questa ispirazione, dona la vita ad un album irresistibile, coinvolgente, sexy, sensuale… ma dannatamente oscuro, profondamente lontano dalla luce del sole… quasi vampiresco. Si, “My Side of the Mountain” è un album pop, ma è un album atro, un album sinistro, un album tetro, in quanto intensamente autobiografico. Un album che parla del suo passato, dei suoi amori finiti, delle cose fatte, di quelle mai fatte. Un album che parla di quello che non vogliamo o non vorremo mai affrontare, un album che mette in gioco tutto quello che è fuori controllo e che invita a combattere solo per ciò che conta davvero, imparando quindi ad identificarlo. Come dichiara la stessa Kat, il disco parla del suo mio punto di vista nella discussione, della sua metà del letto, il suo lato lato di quella linea divisoria tracciata sulla sabbia, o scolpita sul cemento. È il suo lato della montagna: è la sua solitudine messa in musica per poterla esorcizzare, per far si che tutti gli altri che si sentono isolati possano ritrovarsi un po’ meno soli in questo mondo desolato, in questa terra desolante.
(Luca Zakk) Voto: 10/10