(Prophecy Productions) Katla. Tutta questa dannata oscurità. Un duo. Il duo. L’ex metà dei Sólstafir e la metà degli Fortíð. Una unione intensa. Un risultato apocalittico. Si, perché il secondo album ha un sentore decisamente tragico, l’apocalisse si avvicina e viene dipinta da riff tragici, arrangiamenti depressivi, approfondimenti doom, linee vocali tanto poetiche quanto sofferte… un capolavoro di mestizia ed oscurità difficilmente comparabile con qualsivoglia album delle scena odierna… o del passato. È psichedelica, è emozionale, è post-atmosferca “Ást orðum ofar”… prima dell’essenza epicamente drammatica di “Villuljós”, un brano ricco di varianti, di variazioni, di accenti, di melodia, di violenza, di furia primitiva. Il senso apocalittico che domina il nuovo album emerge prepotente e crudele con l’immensità di “Sálarsvefn”, mentre “Vergangur” torna ad una ricerca interiore profonda, quasi religiosa, dissonante ma coinvolgente. Tra il noise e il post rock il sound monumentale di “Hvítamyrkur”, ansiosa e destabilizzante “Húsavíkur-Jón”… quasi una versione esagerata delle note più sentimentali dei Katatonia. Tecnica prestigiosa e divagazioni prog, sena dimenticare accenti blues e jazz, sulla stupefacente title track, mentre con la conclusiva, poderosa ed incomparabile “Svartnætti” mi rendo conto che il tramonto della ex bandi di Óli Pálmason sia giunto, senza dubbio, con la fuoriuscita di quest’ultimo. Tra il black ed il tribale. Tra il black e l’atmosferico. Tra il black e il libertinaggio creativo del duo islandese. Katla. Il nome del vulcano più attivo della fredda Islanda. Un freddo che viene contrastato da un calore estremo proveniente dalle viscere più brutali della terra, quelle viscere così carnali, così essenziali, così piene di preuzza. “Allt þetta helvítis myrkur” riassume un’essenza, una spiritualità, una consistenza ancestrale, primordiale. Un concetto puro. Reale. Organico. Deliziosamente siderale. Un album emozionale, suggestivo, introspettivo, travolgente e capace di trasmettere uno stato pericolosamente vigile di ipnosi cosmica. I Katla, con il secondo album, danno vita a qualcosa di etereo ma reale, di immaginario ma palpabile… così dannatamente organico. I Katla ormai, non c’è alcun dubbio, si avvicinano pericolosamente allo status di MASTERPIECE. Cosa potranno mai riservare per l’ipotetico futuro dell’umanità?
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10