(Iron Bonehead Productions) I Kawir sono greci e lo fanno sentire senza mezze misure. I titoli degli album solitamente sono doppi (scritti in lingua madre e in alfabeto latino), ma soprattutto i testi rimandano sempre e comunque alla mitologia greca. Lungi da me far polemica… Anzi,no, la faccio: sono più Folk i Kawir che tutti i ridicoli gruppi in gonnella dei giorni nostri, pur non essendo i Kawir stessi un gruppo Folk. L’intro della loro nuova opera ha un’atmosfera posata ma bucolica, calmo preludio per una serie a ripetizione di tracce aggressive ed epiche oltre ogni misura. La loro semplicità, unita ad una vena evocativa fuori dall’ordinario mi ha fatto subito pensare che stavolta i greci ha fatto decisamente centro. Pur appartenendo all’Underground vero (hanno fatto da non molti anni un cofanetto con la discografia in MC, vedete un po’ voi), i nostri hanno un suono decisamente appetibile per le masse, complice l’uso di strumenti classici come il flauto di pan… Non una traccia vi stancherà, nemmeno un passaggio. Ed il tutto avviene con estrema semplicità esecutiva e compositiva. Ecco un gruppo che merita la mia attenzione…
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10