(Pure Steel Records) Era da tempo immemore che non sentivo parlare dei Kenziner di Jarno Keskinen, autori di due dischi di ottimo neoclassic metal alla fine degli anni ’90: i nostri erano già tornati sul mercato nel 2014, quindi a conti fatti “Phoenix”, che vede una lineup completamente rinnovata rispetto al passato, è il quarto album della band, che continua a dividersi fra power e neoclassic, con tocchi anche di shred e prog metal. Le tastiere incalzanti di “Eye of Horus” (sì, il disco è prevalentemente dedicato a tematiche egizie) fanno pensare a degli ultimi Rainbow leggermente ‘powerizzati’ in senso scandinavo, con evidenti riferimenti a Stratovarius e forse a band di nicchia come i Celesty o i Dreamtale (sullo sfondo naturalmente c’è sempre Malmsteen). Ubriacanti le trame di keys (e nel finale anche di chitarra) di “Listen to the Devil”, ottimo refrain per “Shadow of the Moon”; “Osiris rising” sconfina bene in quello che talora, a partire dagli Orphaned Land, si chiama ‘oriental metal’. Con “To Hell and back” ci si sposta ai margini dell’hard rock, si chiude con la sofferta ballad “The Miracle”. Un gradito ritorno, in un mercato molto diverso da quello di venti anni fa: ma trovo sia giusto lasciare ancora spazio ai Kenziner!
(René Urkus) Voto: 8/10