(Sun and Moon Records) Ascoltando questo trio cileno sorge uno spontaneissimo dubbio: il loro, è un avantgarde metal così avanti da essere ‘altro’, o ci stanno solo tirando un brutto scherzo? In tre tracce bislacche e stranissime sin dall’intro, i sudamericani costruiscono un peculiarissimo universo sonoro, in cui suoni quasi assimilabili al funk si fondono con suoni tipicamente black, con un cantato cavernoso e a tratti recitato, in cui la struttura canzone quasi va a destrutturarsi. Tutte le tracce si attestano attorno al quarto d’ora, con continui cambi di tempo e di ritmo, con la voglia di sperimentare come unico collante che le tiene unite in un amalgama multiforme, in cui proprio la mancanza anche solo di una parvenza di forma può lasciare straniati e senza alcun punto di riferimento, musicale e non solo. Se questo era il loro intento, ossia non lasciar alcuna coordinata sonora, ebbene i the cileni ci sono riusciti. A voi l’onere di capire se questo sia davvero black metal di ultima generazione o un baraccone di scherzi della natura…
(Enrico MEDOACUS) Voto: 7/10