(Caligari Records) Debut album per Kildonan, progetto dietro al quale si cela Hamish MacKintosh, già mente della one man band Vostok, di cui Kildonan ne rappresenta per certi versi la continuazione, perlomeno a livello di tematiche; se Vostok rappresenta il legame di MacKintosh con la propria terra, contemplandone la bellezza della natura selvaggia che la caratterizza, Kildonan è sempre legato alla Scozia, ma dal punto di vista storico e sociale, senza romanzarne troppo il passato, ma assicurandosi che esso non sia dimenticato. Una storia fatta di sofferenza e dolore, ma anche di speranza, tutti stati d’animo che si riflettono sulla musica proposta, un black metal molto oscuro, dalle forti tinte malinconiche. La title track, posta in apertura è cupa, con partiture dal sapore doom ed una voce pulita e baritonale, il tutto squarciato da urla che trasudano rabbia e disperazione, ricreando atmosfere non lontane dai primissimi Moonspell. “Ioliar-Bhuidhe” vira decisamente verso il black, con un eccellente lavoro di chitarra dissonante, mentre la voce nuovamente trasmette quella sensazione di orrore e sofferenza di cui parlavo prima. “A Desperate Leap for Salvation” è avvolgente, dark, un po’ come immagino i Bauhaus se avessero suonato black metal. Ma è con “Tobar Mheasain” che raggiungiamo il culmine dell’angoscia, così palpabile da sentirla quasi fisicamente, tra urla lancinanti ed un incedere lento, mentre la voce pulita declama ‘We Dwell In The Shadows, Looking For Light’, frase emblematica che, meglio di altre riassume il mood di un album raffinato, dove doom e black metal si fondono alla perfezione.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10