(WormHoleDeath) Esordiscono dal nulla, direttamente con un full-length, i portoghesi King Baal, con un disco che dice di ispirarsi alla Bibbia, e in particolare agli scritti sapienziali attribuiti a re Salomone. La opener strumentale “Pseudomachina Daemonum” mette insieme la pesantezza del gothic/doom inglese e la decadenza del gothic classico; nella solenne “The Grand Judgment” forse non funziona al meglio il gioco fra le voci di Joana Carvalho e Narciso Monteiro (anche chitarrista), che sembrano slegate l’una dall’altra. Di “Immortality” funzionano soprattutto i rarefatti passaggi strumentali; molto anni ’90 (si pensa quasi ai primordiali My dying Bride) “Let’s Murder Togheter”, poi è fuori parte la conclusiva “Geradiel”, che si volge all’extreme metal. Forse un po’ più di esperienza avrebbe reso “Conjurements” più compatto, originale e intenso.

(René Urkus) Voto: 6,5/10