(Stickman Records) Ce la volevano fare nel 2021, volevano pubblicare tutta la fottuta ‘pandemic trilogy’ ma dopo i capolavori “The Burden of Restlessness” e “Acheron” (qui e qui) ecco finalmente il terzo ed ultimo superbo capitolo firmato da questo geniale trio di New York! Possiamo girarci intorno come volete: heavy rock, prog & psych rock, psichedelica in qualche tipo, vagonate di groove… ma qui siamo davanti a quello che suonerebbero gli Hawkwind se si formassero in questo decennio! Quell’incalzare compulsivo, ossessivo, ipnotico… con linee vocali che spesso lasciano spazio a lunghissime jam nelle quali la musica domina possente, gli effetti elettronici conducono attraverso un tunnel spazio temporale dentro il quale il basso detta le regole (a volte sembra di sentire Lemmy che ci va giù pesante!), incalzato da un drumming micidiale ed una chitarra deliziosamente tagliente. Un piacere unico, un totale erotismo musicale, un glorioso ed incessante orgasmo: la title track divaga senza meta verso orizzonti costruiti da un misticismo che si erige su poderose sostanze stupefacenti, “Mercury” accompagna dolcemente verso ambiti tetri, poi seguita da “Hours” la quale diventa sempre più travolgente, impetuosa… forse uno dei brani dove la creatura di Dave Brock si manifesta più intensamente. Seducente e con un groove monumentale “Mammoth”, seguita dal viaggio trans-culturale di “Avalon”, pezzo che non nasconde un crescendo aggressivo e molto legato a scenari proto-metal o proto-punk… prima della conclusiva “Firmament”, un altro viaggio -l’ennesimo- senza alcun orario di partenza, di arrivo… e senza alcuna destinazione ben precisa: l’importante è la costante vibrazione, quella intensa sensazione del movimento, quella sensazione cosmica radicata in un sound granitico ed indubbiamente terrestre, carnale… mentre quella cosa definibile come psiche, spirito o anima -chiamatela un po’ come vi pare- non cessa di vagare senza pace verso nuovi inquietanti e dannatamente irresistibili orizzonti.
(Luca Zakk) Voto: 10/10