(Soulseller Records) Per questo terzo album i King hanno integrato definitivamente nella band il bassista Tim Anderson collaboratore dal vivo di lungo corso. Nati a Melbourne nel 2014 i King ad oggi si sono distinti per un death/black metal vivace, tendente ad atmosfere epiche, grandiose. Le chitarre sono granitiche e chiare nel loro suonare, producendo riff ben tagliati e melodicamente ben centrati che messi in fila creano trame ben strutturate. Un suonare furioso smaltato però da melodie che percorrono ogni singola composizione di questo nuovo album degli australiani. Quasi tutti i pezzi si assestano in media sui quattro minuti e mezzo, una scelta che lascia subito intendere come la band abbia fatto un lavoro preciso e logico nel proprio comporre e dare così in taglio chiaro e ben inquadrato. Certamente sono le chitarre di David Hill a dare il senso del tutto con le sue pennate ritmiche ben assestate e pervase di melodie. La sezione ritmica vede alla batteria David Haley che probabilmente adora lavorare in mid tempo, soluzione ampiamente utilizzata nei pezzi e in alternativa ai blast beat d’ordinanza. Alla voce Tony Forde, con quel suo tono asciutto e roco, come un ringhio che melodicamente si sposa bene con la chiarezza e pulizia dello stile dei King. Un fare scandinavo per gli australiani che appunto in parte si collocano nel filone svedese del genere proprio per quella pulizia e cura melodica che tanto piace alle band di quel paese in fatto di metal. Mentre l’epicità di stampo guerrafondaio di certi pezzi tuttavia rievoca invece soluzioni norvegesi, come Abbath per esempio.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10