(Mausoleum Records) Ritorno al passato. Un salto indietro nel mondo del metal e dell’hard rock. Un viaggio a ritroso nel tempo che è possibile fare ora, adesso, in questo momento. “Lion’s Den” è un dannatissimo album che ha venduto l’anima ad un hard rock poderoso, sincero, fiero di esistere. Si sentono sensazioni antiche, emozioni da Led Zeppelin, Europe, Thin Lizzy, Malmsteen, Whitesnake. Emozioni miste, tutte assieme, tutte di colpo. Dodici tracce di cose che vivono, che animano. Che suonano. Capitanata da Alex Garoufalidis, personaggio non nuovo nel genere, la band debuttò un paio di anni fa con “Destinty” e che ora torna all’attacco con oltre cinquanta minuti di pulsazioni, di battiti, di energia. Prodotti da Chris Tsangarides, il leggendario produttore inglese che ha già firmato lavori con grandi del metal quali Judas Priest, Anvil, Thin Lizzy, Helloween, Angra, Loudness e lo stesso Malmsteen, lasciano il segno con un qualcosa di così energetico che è impossibile per un amante del vero hard rock rimanere indifferente. Linee vocali aggressive e melodiche, che a volte ricordano i grandi del passato, a volte i miti degli intramontabili anni ’80. Riff che fanno ribollire il sangue, assoli che catturano, esibiscono tecnica ed intelligenza creativa. “Mother Nature” apre il disco facendo tremare, esultare, saltare, con Mike Freeland al microfono che non si risparmia assolutamente. Un calore sensuale ma molto elettrico con “Shy Love” e un’energia melodica che guarda ad un rock più diretto con “Is This The Life”, precedono “Avalon” un pezzo ricco di chitarra ma strutturato in maniera semplice, diretta e potentissima. La seconda metà del disco viene inaugurata da un hard rock storico sia nei suoni che nelle impostazioni: “Red Lights” è sicuramente un pezzo di spicco, un pezzo che è impossibile negare al pubblico in sede live. “Get Up” è rock scatenato, veloce, spensierato, mentre “Avalon Rising” è purezza melodica, sentimento trasformato in un dolce assolo di chitarra che domina questo pezzo strumentale. “Waiting For You” mi riporta con estremo piacere agli albori degli Europe mentre la conclusiva “Love Will Find A Way” è ricca di emozione, di romanticismo accentato da riff armoniosi ma mai privi di quell’energia tipica del genere. Un album ricco di spunti, classico nel genere ma moderno nella composizione ed esecuzione. Un disco che può far godere i nostalgici, che può far immenso piacere a chiunque desideri rock con potenza senza toccare territori estremi.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10