(Ex1 Records) Come ogni famiglia all’apparenza felice e perfetta, anche i Judas sono andati incontro ad alcuni scandali famigliari. Di sicuro il cambio di cantante, con quei scandalosi album così dannatamente convincenti, non è poi così lontano… e un po’ di tempo fa pure lo storico componente lungocrinito dalla doppia K nel nome se ne è andato, non senza polemiche. Loro possono dire e dichiarare ciò che vogliono, ma la gente non è stupida: sono i soldi che comandano in una band ed evidentemente sotto questo frangente deve essere successo qualcosa… Ma poco importa, ecco la nuova creatura di KK, con tanto di mister Ripper Owens al microfono. Non mi stancherò mai di ribadire che siamo di fronte ad uno delle ugole più sottovalutate dell’ambiente, senza se e senza ma. Il buon Tim canta sempre con il solido smalto, sopra delle tracce che negli incipit trasudano Priest da ogni singolo poro. Se si togliesse la voce, si sarebbe senz’altro portati a pensare di essere di fronte al nuovo disco dei Judas, solo un po’ più orientato verso l’heavy ottantiano rispetto agli ultimi album dei Judas. Ma per il resto siamo di fronte in effetti ad una sorta di gioco temporale, dove in una dimensione parallela Halford non ha mai fatto ritorno alla casa base e Owens ne ha preso il posto in pianta stabile. Unica pecca del disco è probabilmente la produzione, a livelli alti sì ma che per forza di cose, essendo fisicamente impossibile riprodurre i suoni dei Priest, risulta differente dal ramo principale della band… Ma stiamo davvero parlando di un particolare che non inficia minimamente un album solido, convincente, che farà contenti tutti i fan di vecchia data del Prete.
(Enrico MEDOACUS) Voto: 8,5/10